Erano le 20,30 del 15 ottobre 2004 quando, durante un violento temporale, una tromba d’aria si abbatté violenta sul nostro impianto distruggendone una parte importante. Gli atleti e l’allenatore ancora presenti in sede ne uscirono incolumi nonostante alcuni pezzi di tetto e vetri caddero nella palestra. Il danno apparve subito enorme, il tetto di lamiera del rimessaggio imbarcazioni (150 mq.) fu scaraventato, con tutta la sua struttura, oltre l’argine danneggiando le facciate delle case a ridosso di questo, volò oltre l’argine anche la grossa tettoia tubolare della veranda, causando ulteriori danni. Il giorno seguente, alla luce del sole, lo scenario apparve apocalittico, gran parte delle imbarcazioni all’esterno erano distrutte, così pure il pullmino e le barche in legno all’interno del rimessaggio, rimasto senza copertura. Anche il tetto degli spogliatoi e della sede risultarono fortemente danneggiati, con lo scoperchiamento della carta catramata. Anni di duro lavoro dei soci e degli atleti era andato in fumo in pochi minuti. I vigili del fuoco, i volontari e alcuni dirigenti lavorarono sodo anche per liberare dai rottami dei tetti le case circostanti. Il sindaco dovette emettere un’ordinanza di inagibilità che si porto avanti per quasi 2 anni, cosa che causò lo stop dell’ attività agonistica per 5 stagioni. Come se non bastasse qualche giorno dopo, il 18 ottobre, dei malintenzionati si introdusse all’interno della palestra e di locali ancora all’asciutto, dove erano stati riposti i materiali, i documenti e le barche ancora intatte, vandalizzando tutto quello che era possibile e rubando parte delle attrezzature di lavoro e distruggendo trofei, quadri e documenti. Una ferita ancora più grande perché provocata dall’uomo. I periti valutarono i danni reali in circa 125.000 euro, oltre ai danni sulle case circostanti. Nel 2006, dopo una battaglia legale con l’assicurazione, arrivarono i primi rimborsi per poter iniziare la ricostruzione dei tetti e degli impianti, alcuni andati in malora a causa delle intemperie e infiltrazioni nei locali. Anni di intenso lavoro e intralci burocratici, gestiti quotidianamente dal dirigente e allenatore Franco Paparella, che dopo breve malattia scomparve nel luglio del 2007. L’attività riprese con una scuola di ballo che aiutò alla copertura delle spese ancora vive e finalmente ripartì a pieno alla fine del 2009 con l’arrivo di nuovi dirigenti (Walter Pagni e Mauro Celoni) e dell’allenatore Stefano Tognarelli, che aveva già allenato in società agli inizi degli anni 2000, che si affiancarono al presidente Gabriele Luschi e al segretario Marco Lupi, rilanciando da subito l’attività, con i primi successi nazionali a partire dalla stagione 2010 e internazionali nell’anno successivo. Grazie alla tenacia di chi c’era prima e chi ha continuato dopo l’associazione è cresciuta ed è un punto di riferimento sociale e sportivo sul territorio e un nome affermato nel canottaggio nazionale.
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50 ANNI FA IL NOSTRO PRIMO MONDIALE
Correva l’anno 1972 quando la Cavallini prese parte per la prima volta ad un Campionato del mondo. Infatti dal 2 al 5 agosto di quell’anno il nostro giovane atleta Giovanni Frangioni prese parte, nella compagine dell’“otto con”, ai Campionati FISA Juniores di Milano, alla loro terza edizione, con 15 nazioni partecipanti in 7 specialità, solo maschili su una distanza di 1500 mt., dove dominavano l’Unione Sovietica e la Germania Est e Ovest. Fu convocato dagli allora commissari tecnici Prina e Porcaro, in quanto vincitore di alcune gare precedenti in singolo. Il raduno della squadra si svolse nel mese di luglio presso la Canottieri Varese per poi trasfersi all’Idroscalo di Milano. L’equipaggio era composto da S.Cozzolino, M.Guiggi, A.Donegana, F.Biondi, M.Rampa, G.Silvestri, G.Frangioni, L.Riva e F.Santoro (timoniere), quasi tutti provenienti da importanti società e qualcuno di loro come Biondi e Donegana proseguirono fino ai vertici internazionali.
A quei tempi sia i remi che la barca “Donoratico” erano in legno. In quell’anno non si svolsero gli Assoluti in quanto si celebrarono le Olimpiadi a Monaco di Baviera.
Di quell’evento purtroppo non abbiamo ne foto o articoli che lo ricordino, ma quello fu uno dei momenti che segnarono il lancio nazionale della nostra società, che tre anni prima aveva vinto il suo primo titolo italiano e qualche anno dopo ne avrebbe vinti altri nel settore femminile. Da allora abbiamo partecipato a 14 eventi mondiali (Junior, Under 23, Coastal, Universitari) in 18 gare, conquistando 3 medaglie di bronzo e 11 finali.
20 ANNI SENZA CRISTIANO
Il 5 novembre scorso ricorrevano i 20 anni dalla tragica e prematura scomparsa dell’amico Cristiano Meioli. Ricordiamo brevemente, per coloro che non lo hanno conosciuto, chi era e cos’ha fatto per la Canottieri. Fu un nostro importante dirigente fin dal 1968 e presidente della società per quasi 10 anni (1969-1975 e 1980-1982). Si avvicinò al canottaggio grazie al fratello Fabio, pur non avendolo mai praticato. Negli anni della sua presenza trentennale nel consiglio direttivo contribuì alla ripresa dell’attività remiera nel 1969, interrotta dopo l’alluvione del ’66, e all’insediamento della sede dove si trova oggi, grazie alla sua mediazione con la famiglia Lawley, proprietaria dei terreni. Da presidente conquistò il nostro primo titolo italiano nel 1969 e la prima partecipazione ad un mondiale nel 1972. Fu il lungimirante redattore del primo Statuto societario, registrato poi nel 1975. Grande tessitore di relazioni con le autorità sportive e locali. Fu amico personale del compianto presidente FIC Paolo D’Aloja, cosa che aiutò molto lo sviluppo dell’attuale impianto sportivo. Soprattutto era il collegamento di fiducia con il fondatore Pietro Cavallini, residente negli Usa, al quale inviava notizie tramite la sua corrispondenza epistolare ed era sempre presente alle sue storiche visite calcinaiole. Animatore dell’attività sociale e conviviale, negli anni di dirigenza preciso relatore delle nostre richieste di contributi a istituzioni e aziende e strenuo difensore dagli attacchi che la società subì a varie riprese negli anni 70-80. Anche se non mancarono divergenze e accesi scontri sulla gestione del sodalizio fu sempre animato da uno spirito volto al bene e alla crescita della Canottieri. Padre di Rebecca, che avviò all’attività remiera, divenuta campionessa italiana nel 2003. In quell’anno fu istituito a suo nome anche un trofeo regionale Fic assegnato annualmente alla vincitrice del titolo regionale in singolo junior. E’ stato anche un riferimento per le varie attività culturali del paese, come la biblioteca i gemellaggi e le iniziative artistiche e letterarie, oltre ad essere un fine poeta. Grazie Cristiano per il tempo trascorso insieme e per le pillole di saggezza che ci hai lasciato e che oggi ricordiamo ancora con piacere.
LO ZIO PIETRO
Pubblichiamo volentieri una recente raccolta di documenti di Giuliano Bozzoli (g.c.), calcinaiolo doc e autore di vari libri sulla storia locale e sull’emigrazione calcinaiola del secolo scorso. In queste pagine lo scrittore evidenzia la passione di Pietro Cavallini per il remo, coltivata nella “sua” Chicago e poi concretizzata a Calcinaia fondando la nostra società nel 1955. (Apri l’allegato).Grande passione per il remo fra Chicago e Calcinaia
UN PO’ DI STORIA: 2 OTTOBRE 1988
Esattamente 30 anni fa il 2 ottobre 1988 la nostra società inaugurava la vasca voga a quattro vogatori, un opera importante per quei tempi (in Toscana ne esistevano solo quattro e in Italia una trentina). L’opera fu fortemente voluta dal compianto Franco Paparella che ci lavorò per oltre un anno, reperendo anche i soldi per realizzarla. Era la ciliegina sulla torta del nuovo impianto che si era realizzato. Al taglio del nastro partecipò l’allora presidente federale Gianantonio Romanini, scomparso 2 mesi fa, e molte autorità del mondo remiero. In quel giorno intenso furono anche battezzate 6 nuove imbarcazioni e il pullmino, oltre alla consegna delle benemerenze agli ex campioni del remo (Alberto Alderigi, Norberto Ciampi e Manola Marinai), ai dirigenti storici (Mario Belcari, Franco Guidi, Loris Marinai, Cristiano Meioli, Piero Parenti e Franco Paparella) e ad altri soci che contribuirono alla crescita della società.
La vasca dopo qualche anno, con il sopravvento dei remoergomentri di nuova concezione, venne un po’ dimenticata e alla fine soppalcata per destinare il locale ad altre attività. Ma oggi sentiamo l’esigenza di riattivarla, soprattutto per insegnare la tecnica di voga nel periodo invernale quando, come spesso accade, il fiume non lo permette e le giornate di luce sono brevi. Per iniziativa di alcuni volontari si sta’ lavorando alla sua impermeabilizzazione e a breve potremmo riaverla come strumento di allenamento. Vorremmo magari ripetere una cerimonia di inaugurazione per radunare tutti gli appassionati del remo calcinaiolo.
Il taglio del nastro del Presidente Romanini ( a fianco Manola Marinai e Gabriele Luschi)
Il discorso del Presidente regionale FIC Aldo Moretti
Il Presidente Romanini premia il nostro 1° campione italiano (1969) Norberto Ciampi
10 ANNI DALLA SCOMPARSA DI FRANCO
Sono già passati due lustri da quel 31 luglio del 2007 quando, dopo una brutta e sofferta malattia, Francesco Paparella (per tutti noi Franco o il Papa) ci ha lasciati. Dirigente e allenatore della società per un trentennio. Possiamo affermare che se oggi esiste questa realtà remiera a Calcinaia e in gran parte merito della sua lungimiranza, insistente volontà e fatica. Il giorno delle sue esequie un amico lo ricordò dicendo: “e morto a 60 anni ma è come se ne avesse vissuti 120”. Questa è la sintesi della sua vita. La sua figura sarà ricordata a commemorata a fine stagione, in occasione della premiazione annuale.
Ricordiamo brevemente, per coloro che non lo hanno conosciuto e son curiosi di saperne la storia, chi era, cos’ha fatto per la Canottieri e cosa ha lasciato alla comunità sportiva locale.
Era prima di tutto un combattente per le sue idee e passioni e si avvicinò al canottaggio agli inizi degli anni settanta, quando la nostra società si affacciava ai primi veri successi nazionali. Si appassiono subito a questo sport, che non aveva mai praticato. Ma da buon osservatore e curioso quale era apprese velocemente le tecniche di voga ed inizio ad allenare, per necessità societarie, fin dai primi degli anni ottanta, ottenendo successi col nostro singolista Alberto Alderigi, che dopo aver vinto i Giochi della Gioventù conquisto 6 titoli italiani e un ottavo posto ai mondiali, nonostante avesse contro tutto l’allora staff tecnico federale e il suo CT Nielsen. Infatti fu uno dei primi ad applicare e divulgare le tecniche del dott. La Mura, del quale divenne un grande amico ed estimatore. Fu un talent scout che avviò al canottaggio atleti e atlete che poi hanno avuto successo anche in altre realtà remiere. Nonostante la sua severità e rigore è stato generoso e disponibile con tutti i giovani che ha allenato e che hanno avuto problemi anche al di fuori dell’ ambito societario, spesso trascurando sé e la famiglia. Si e fatto carico di molte situazioni personali, a volte estreme, per le quali oggi tanti lo ricordano ancora. Seguiva per passione e da tifoso le trasferte della Squadra nazionale in giro per l’Europa e non si peritava a chiedere consigli e suggerimenti a chiunque se ne intendesse di remi e di barche. Nonostante la salute precaria, dovuta a un grave incidente sul lavoro e due infarti, continuo ad allenare, con delle pause, fino allo stop dell’attività del 2004, quando una tromba d’aria rese inagibile il nostro impianto. Ed e qui che ricordiamo la sua figura di dirigente che ha caratterizzato la vita societaria per trenta anni. Entrò nel pieno della gestione quando nel ’77 ci fu una scissione e l’uscita di alcuni dirigenti e atleti, poco dopo la scomparsa dell’atleta Riccardo Nardi. Da subito aveva ben chiaro il suo progetto a lunga scadenza, ovvero dotare la Canottieri di un vero impianto remiero ed in quel senso inizio a muoversi, scomodando politici locali, nazionali e vertici federali creandosi, come succede in queste vicende, molte inimicizie e invidie, soprattutto con l’amministrazione Comunale del tempo, legate anche alle sue idee politiche che, anche non volendo, si intrecciavano con la sua grande passione sportiva. Fu così che in 20 anni, coinvolgendo amici, aziende, enti locali e federazione, fu realizzata la struttura attuale. Diversi furono gli interventi a Calcinaia dell’allora presidente federale Paolo D’Aloja, che credeva nel progetto ed in seguito anche del successore Romanini. Inevitabili furono gli attriti con il Sindaco che, mal consigliato, arrivò ad emettere un ordine di demolizione dell’impianto, scongiurato anche grazie dall’ intervento dell’allora presidente del Coni Pescante. Intanto le pressioni ed i problemi esterni si ripercuotevano anche nell’assetto interno che portò alla creazione di un’ altra realtà remiera in paese, sostenuta dai suoi avversari politici e non. Alla fine degli anni ‘90 si giunse ad una “pacificazione” che, sanando la struttura, rese possibile il proseguio dell’attività in maniera indipendente. Con la stessa passione e veemenza viveva anche la vita federale ed i campi di regata. Clamorosi furono i suoi interventi alle Assemblee nazionali e le critiche taglienti alla gestione federale, sempre e comunque animate da uno spirito sportivo volto a migliorare l’ambiente remiero. A livello societario non mancarono i contrasti le accese discussioni e le liti, sia con dirigenti che con genitori, ma sempre mirati alla realizzazione del progetto e dell’attività che aveva in mente. Non sono mancati neppure i momenti goliardici e di divertimento nelle molte cene, trasferte gara e serate passate a scherzare e immaginare il futuro. L’evento del fortunale di fine 2004 azzero di colpo tutta l’attività ma non gli entusiasmi. Franco non si perse di animo, nonostante la malattia avanzasse, gestì in prima persona tutta la ricostruzione ed il reperimento delle risorse. Anche la Federazione ed il Coni riconobbero il suo valore con l’assegnazione della Stella di bronzo al merito sportivo. In seguito fu anche nominato Cavaliere al merito della Repubblica per meriti sociali. Ci lasciò proprio a lavori conclusi, quando tutto era pronto per ricominciare, ma a quel punto eravamo senza allenatore ed atleti praticanti. Si raccomandò di non disperdere quanto fatto e di lavorare affinché fosse ripresa l’attività del canottaggio. Nel 2009 quanto da lui auspicato si realizzò con l’arrivo di alcuni degli attuali dirigenti e dell’allenatore, i quali hanno ben messo a frutto l’eredità ed esaudito le sue volontà. il resto è storia recente e di grande soddisfazione.
Grazie Franco per la lezione di vita e per quanto hai lasciato ai nostri giovani e alla comunità di Calcinaia.
NEL 1979 ANCHE IL PRESIDENTE U.S.A. JIMMY CARTER AL 100* COMPLEANNO DI PIETRO CAVALLINI
Il fondatore della nostra societa’ Pietro Cavallini era un personaggio importante della comunita’ italo americana di Chicago, dove arrivo’ nel lontano 1898, a 19 anni, in cerca di lavoro. Gia’ nei primi del ‘900 era un imprenditore affermato nella produzione di gelati nella cittadina periferica di Dolton e dopo la grande crisi del 1929 riparti’ nel campo della ristorazione.
Abbiamo trovato un vecchio video di 5 minuti dei festeggiamenti del suo 100* compleanno, sempre a Dolton (Illinois) nel 1979, dove oltre al sindaco Norman Mc Kay ed al deputato democratico Marty Russo si vede l’arrivo del corteo presidenziale e poi il presidente Usa Jimmy Carter seduto vicino a “oncle Peter”, cosi’ lo chiamavano gli amici, vestito da bersagliere. Non mancheremo a breve di pubblicare altri aneddoti e foto sulla sua vita americana, dal cliente tristemente famoso del suo ristorante Al Capone alla sua sfilata di apertura al Columbus Day a New York insieme ai figli Arturo, Angelo e Charles.
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Buona visione!