Sono già passati due lustri da quel 31 luglio del 2007 quando, dopo una brutta e sofferta malattia, Francesco Paparella (per tutti noi Franco o il Papa) ci ha lasciati. Dirigente e allenatore della società per un trentennio. Possiamo affermare che se oggi esiste questa realtà remiera a Calcinaia e in gran parte merito della sua lungimiranza, insistente volontà e fatica. Il giorno delle sue esequie un amico lo ricordò dicendo: “e morto a 60 anni ma è come se ne avesse vissuti 120”. Questa è la sintesi della sua vita. La sua figura sarà ricordata a commemorata a fine stagione, in occasione della premiazione annuale.
Ricordiamo brevemente, per coloro che non lo hanno conosciuto e son curiosi di saperne la storia, chi era, cos’ha fatto per la Canottieri e cosa ha lasciato alla comunità sportiva locale.
Era prima di tutto un combattente per le sue idee e passioni e si avvicinò al canottaggio agli inizi degli anni settanta, quando la nostra società si affacciava ai primi veri successi nazionali. Si appassiono subito a questo sport, che non aveva mai praticato. Ma da buon osservatore e curioso quale era apprese velocemente le tecniche di voga ed inizio ad allenare, per necessità societarie, fin dai primi degli anni ottanta, ottenendo successi col nostro singolista Alberto Alderigi, che dopo aver vinto i Giochi della Gioventù conquisto 6 titoli italiani e un ottavo posto ai mondiali, nonostante avesse contro tutto l’allora staff tecnico federale e il suo CT Nielsen. Infatti fu uno dei primi ad applicare e divulgare le tecniche del dott. La Mura, del quale divenne un grande amico ed estimatore. Fu un talent scout che avviò al canottaggio atleti e atlete che poi hanno avuto successo anche in altre realtà remiere. Nonostante la sua severità e rigore è stato generoso e disponibile con tutti i giovani che ha allenato e che hanno avuto problemi anche al di fuori dell’ ambito societario, spesso trascurando sé e la famiglia. Si e fatto carico di molte situazioni personali, a volte estreme, per le quali oggi tanti lo ricordano ancora. Seguiva per passione e da tifoso le trasferte della Squadra nazionale in giro per l’Europa e non si peritava a chiedere consigli e suggerimenti a chiunque se ne intendesse di remi e di barche. Nonostante la salute precaria, dovuta a un grave incidente sul lavoro e due infarti, continuo ad allenare, con delle pause, fino allo stop dell’attività del 2004, quando una tromba d’aria rese inagibile il nostro impianto. Ed e qui che ricordiamo la sua figura di dirigente che ha caratterizzato la vita societaria per trenta anni. Entrò nel pieno della gestione quando nel ’77 ci fu una scissione e l’uscita di alcuni dirigenti e atleti, poco dopo la scomparsa dell’atleta Riccardo Nardi. Da subito aveva ben chiaro il suo progetto a lunga scadenza, ovvero dotare la Canottieri di un vero impianto remiero ed in quel senso inizio a muoversi, scomodando politici locali, nazionali e vertici federali creandosi, come succede in queste vicende, molte inimicizie e invidie, soprattutto con l’amministrazione Comunale del tempo, legate anche alle sue idee politiche che, anche non volendo, si intrecciavano con la sua grande passione sportiva. Fu così che in 20 anni, coinvolgendo amici, aziende, enti locali e federazione, fu realizzata la struttura attuale. Diversi furono gli interventi a Calcinaia dell’allora presidente federale Paolo D’Aloja, che credeva nel progetto ed in seguito anche del successore Romanini. Inevitabili furono gli attriti con il Sindaco che, mal consigliato, arrivò ad emettere un ordine di demolizione dell’impianto, scongiurato anche grazie dall’ intervento dell’allora presidente del Coni Pescante. Intanto le pressioni ed i problemi esterni si ripercuotevano anche nell’assetto interno che portò alla creazione di un’ altra realtà remiera in paese, sostenuta dai suoi avversari politici e non. Alla fine degli anni ‘90 si giunse ad una “pacificazione” che, sanando la struttura, rese possibile il proseguio dell’attività in maniera indipendente. Con la stessa passione e veemenza viveva anche la vita federale ed i campi di regata. Clamorosi furono i suoi interventi alle Assemblee nazionali e le critiche taglienti alla gestione federale, sempre e comunque animate da uno spirito sportivo volto a migliorare l’ambiente remiero. A livello societario non mancarono i contrasti le accese discussioni e le liti, sia con dirigenti che con genitori, ma sempre mirati alla realizzazione del progetto e dell’attività che aveva in mente. Non sono mancati neppure i momenti goliardici e di divertimento nelle molte cene, trasferte gara e serate passate a scherzare e immaginare il futuro. L’evento del fortunale di fine 2004 azzero di colpo tutta l’attività ma non gli entusiasmi. Franco non si perse di animo, nonostante la malattia avanzasse, gestì in prima persona tutta la ricostruzione ed il reperimento delle risorse. Anche la Federazione ed il Coni riconobbero il suo valore con l’assegnazione della Stella di bronzo al merito sportivo. In seguito fu anche nominato Cavaliere al merito della Repubblica per meriti sociali. Ci lasciò proprio a lavori conclusi, quando tutto era pronto per ricominciare, ma a quel punto eravamo senza allenatore ed atleti praticanti. Si raccomandò di non disperdere quanto fatto e di lavorare affinché fosse ripresa l’attività del canottaggio. Nel 2009 quanto da lui auspicato si realizzò con l’arrivo di alcuni degli attuali dirigenti e dell’allenatore, i quali hanno ben messo a frutto l’eredità ed esaudito le sue volontà. il resto è storia recente e di grande soddisfazione.
Grazie Franco per la lezione di vita e per quanto hai lasciato ai nostri giovani e alla comunità di Calcinaia.